Usi e Costumi – Magia e riti piccanti

In Campania
predomina la cultura
del “non è vero,
ma ci credo”

Corno

Peperoncino contro il malocchio
“L’uscio veniva chiuso davvero, rivelando alla luce improvvisa… sui rovesci… due peperoncini a forma di corno contro il malocchio”. Lo scrittore Carlo Bernari documenta la tradizione della sua regione, l’Abruzzo, dove i contadini appendevano dietro la porta d’ingresso una treccia di peperoncino che doveva tener lontano ogni tipo di malocchio. Un’abitudine presente soprattutto in molte case che si trovano in campagna e che sono diventate residenze estive. Un ornamento scaramantico che troviamo sempre più spesso in molte abitazioni del Sud Italia, soprattutto in Calabria. In Campaniapredomina la cultura del Non è vero ma ci credo e i peperoncini sono spesso presenti nelle case e sulle tavole imbandite dove svolgono un doppio ruolo, quello gastronomico e quello scaramantico. Secondo un’antica credenza popolare il corno animale scacciava gli spiriti cattivi, dava coraggio e proteggeva dalla cattiva sorte. Per questo un corno o un cornetto viene ritenuto, ancora oggi, un portafortuna. Il peperoncino somiglia molto a un cornetto e può produrre gli stessi effetti. E in più assolve dalle critiche di tutti quelli che al malocchio non ci credono e lo giudicano “espressione di una cultura retrograda e sottosviluppata”. A questo nuovo atteggiamento del Non è vero ma ci credo si rifà la grande produzione di bigiotteria e gioielli ispirati al peperoncino. Sono d’oro, d’argento, di vetro, di corallo, qualche volta addirittura sormontati da corone di brillanti. Li creano e li mettono in vendita orafi importanti come Gerardo Sacco, gioiellieri come Chantecler e Piero Milano. Le signore che li indossano possono precisare, con una punta di perbenismo: “Non sono cornetti. Sono peperoncini”. In ogni caso l’effetto è lo stesso ed è assicurato!
L’accoppiata peperoncino-bellezza funziona bene. Ecco perciò qualche ricetta.

Garcilaso
De La Vega
e la concezione Inca
del mondo

Riti Magici

Medicina e riti magici
In altre parti del mondo, soprattutto nell’America latina, ottomila anni di storia hanno conferito al peperoncino un ruolo più importante e più diffuso nella cultura popolare e nei riti magici. Arturo Lomelì, lo studioso messicano, grande esperto di peperoncini, ci ricorda che “gli uomini della preistoria dipendevano dalle piante e le utilizzavano nelle loro pratiche di magia, in incantesimi e anche nelle pratiche terapeutiche. Convinti che le malattie sono un castigo delle divinità e si devono combattere soprattutto con riti propiziatori”. Per loro il peperoncino diventa protagonista di riti magici, di allegorie, di pratiche mediche e addirittura interpretazioni cosmiche. Garcilaso de la Vega ci riferisce la concezione inca della creazione del mondo. “All’inizio vissero quattro fratelli. Prima Manco Càpac, poi Ayor CachiAyor Unchu e infine Ayor SaucaCachi è il sale, Uchu il peperoncino e Sauca il piacere. Come a dire che Manco Càpac insegnò e tramandò il sapore della vita col sale e col peperoncino. Per regalare agli uomini il piacere e la felicità. La studiosa messicana Jean Andrews, autrice di pubblicazioni importanti sul peperoncino, racconta una pratica di origine precolombiana. Riguarda il parto. Qualcosa a metà strada fra medicina e magia. “La giovane partoriente era distesa a terra con una fune intorno al corpo, stretta, all’occorrenza, con una pannocchia usata come leva. Ad ogni aumento delle doglie la levatrice stringeva la corda aiutando la paziente ad affrettare il parto. Arrivati al momento giusto, la levatrice buttò sulla faccia della donna una polvere mista di tabacco e peperoncino piccante. La paziente cominciò a starnutire violentemente, la levatrice girò ancora la pannocchia di mais e il bambino nacque”. In epoca precolombiana il peperoncino ebbe un ruolo importante nella vita di ogni giorno e ancora oggi è utilizzato dagli Indios per proteggersi dai pericoli e dal male.

Nel Codice
Mendocino i disegni
di bambini puniti
col peperoncino

Riti

Punizioni e superstizioni piccanti
Alle giovinette maya che civettavano in pubblico veniva sfregato peperoncino negli occhi. Il Codice Mendocino ritrae un bambino che viene asfissiato, come castigo, col fumo dei peperoncini bruciati. E ancora oggi gli Indios Popolocàn, vicino a Oxaca, puniscono allo stesso modo i bambini disobbedienti. Madsen ci fa conoscere le abitudini degli abitanti di un villaggio nella vallata centrale del Messico dove i contadini, discendenti degli Aztechi, coltivano i peperoncini e i pomodori in campi nettamente separati da quelli dei fagioli e del mais. Le mogli, quando sono incinte, non possono mangiare il peperoncino “altrimenti i folletti della pioggia la picchiano, le portano via il cibo e mettono nel suo utero grandi quantità di acqua”. Quando il bambino è nato bisogna proteggerlo con un pezzo di peperoncino e un rametto della stessa pianta, in forma di croce, messi sotto la stuoia dove la mamma dorme col bambino. Se, nonostante tutto, il piccolo si ammala, colpito dal malocchio, i genitori devono procurarsi quattro peperoncini da quattro rivenditori diversi e disporli a forma di croce per dare inizio al rito scaramantico. La guaritrice poi fa un lungo trattamento con saliva, uova, erbe e peperoncini.

I rituali del Brasile
In Brasile i rituali che hanno come protagonista il peperoncino, sono precisi e codificati. Tramandati da padre in figlio. “Per assicurarsi la fedeltà del marito bisogna preparargli una bistecca con sale, cipolla e peperoncino. Conservare gli avanzi e sotterrarli sotto la porta della cucina”. Una cosa che funziona a patto che il marito non mangi tutta la bistecca! “Per viaggiare senza problemi portare sempre con sé sette peperoncini piccanti, secchi”. E infine “Per recuperare il denaro dato in prestito avvicinarsi a una pianta di peperoncino e recitare tre volte Ewè, est mi Kalù. Strappare sette foglie e sfregarle sotto la pianta dei piedi prima di andare dal debitore a chiedere i soldi”.